Sulla letteratura by Umberto Eco

Sulla letteratura by Umberto Eco

autore:Umberto Eco [Eco, Umberto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788834610282
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2022-05-03T00:00:00+00:00


Ma se alla semiotica testuale possono essere imputati vari e numerosi eccessi, che dire dei difetti di chi vi si oppone? Certo non sta a noi dolerci degli orgasmi a cui ci fanno assistere gli artifices additi artifici, che ci raccontano in ogni opera il diario dei loro languori di lettori, tanto che una pagina dedicata all’autore A, ripubblicata per sbaglio nel libro dedicato all’autore B, passerebbe inosservata e al proto e al recensore.

In effetti, potremmo lasciare ai critici dell’orgasmo il loro diletto, che non fa male a nessuno, e dopo un poco mostra quanto essi, così orgasmici a parole, siano pochissimo libertini, e abbiano l’alterità in orrore, dato che in ogni amplesso critico altro non fanno che fare all’amore con se stessi. E potremmo lasciare a chi vuol far critica sociale, o storia delle istituzioni letterarie, o critica di costume e di malcostume, la loro attività, tanto sovente utile e benemerita.

Se non fosse che nel nostro paese si è verificata nell’ultimo decennio una sorta di gara a chi scagli maggiori anatemi contro le letture dette formalistico-struttural-semiotiche come se ad esse – e qualcuno lo ha persino detto – fossero dovuti Tangentopoli, la Mafia, il Crollo della Sinistra Algolagnica e il sorgere della Destra Trionfante.

Questo potrebbe diventare un incidente imbarazzante, nella misura in cui questi lamenti potrebbero traviare i giovani, e i giovani insegnanti, distogliendoli da alcune strade che negli ultimi vent’anni avevamo felicemente intrapreso.

Se entrate nella sala al pianoterra della libreria delle Presses Universitaires a Parigi, sul secondo bancone a destra troverete decine e decine di manuali dedicati alle scuole di ogni grado su come si fa un’analyse de texte. Gli stessi pionieri dello strutturalismo degli anni sessanta sono stati costretti a riscoprire, non dico i formalisti russi o la scuola di Praga, ma la legione di buoni ed empirici critici e teorici anglosassoni che avevano analizzato a fondo, da decenni e decenni, le strategie del punto di vista, del montaggio narrativo, degli attanti o soggetti d’azione (come in Kenneth Burke).

La mia generazione postcrociana (la prima) ha esultato sulle rivelazioni di Wellek e Warren, sulla lettura di Dámaso Alonso o di Spitzer. Cominciavamo a capire che la lettura non era una scampagnata in cui si coglievano quasi a caso, or qui or là, i ranuncoli o i biancospini della poesia, annidata tra il letame delle zeppe strutturali, ma si affrontava il testo come cosa intera, animato di vita a diversi livelli. Pareva che anche la nostra cultura lo avesse imparato.

Perché se ne sta dimenticando, perché si sta insegnando ai giovani che per parlare di un testo non occorre un forte armamentario teorico, e una frequentazione a ogni livello? Che la lunga e diuturna fatica di un Contini era dannosa (solo perché, è vero, ha sopravvalutato Pizzuto) mentre l’unico ideale critico ormai celebrato (di nuovo!) è quello di una mente libera che liberamente reagisce alle sollecitazioni occasionali che il testo le provvede?

Personalmente vedo in questa tendenza un riflesso di altri settori della comunicazione, l’adeguarsi della critica ai ritmi e alla rata d’investimento di altre attività che si sono dimostrate di reddito sicuro.



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